Per rendere più festose le celebrazioni del Triduo, la Confraternita dei Coniugati di Bovezzo, con ogni probabilità fin dal secolo XVIII, procura una macchina - o apparato - eretto in presbiterio, sopra l'altare maggiore.
L'apparato è poi citato in un documento del 1824, conservato presso l'archivio parrocchiale di Bovezzo, il quale riporta che un ragazzo, Giuseppe Ranzoni, nel marzo di quell'anno morì cadendo da un'impalcatura lignea mobile (la macchina del Triduo) e in una ricevuta rilasciata nel 1908 dal falegname Gulio Rizzardi che ha fornito 2 nuove travi e una scala.
Il 15 febbracio 1911 la fabbricieria, composta dal Dott. Giuseppe Passerini, da Giuseppe Pasotti e da Luigi Zanetti, delibera "l'acquisto di paramenti pel Triduo".
Il 14 giugno 1922, 83 capifamiglia di Bovezzo sottoscrivono un atto col quale rinunciano "per sè e per i propri figli", per la durata di un quadriennio, cioè dal 1922 al 1925, "alle dispense in dipendenza del legato Taiola a beneficio dell'erigendo apparato del S. Triduo", senza per questo rinunciare ai propri diritti per gli anni posteriori al quadriennio stesso.
Nel "Pro memoria per la Commissione del Santo Triduo" datato 1 gennaio 1924, la famiglia Pasotti fu Pietro "lascia alla Parrocchia di Bovezzo la somma già sborsata di L. 3675 pagati in aiuto della macchina nuova, già in vigore dal 1923 del Santo Triduo". Pasotti Giuseppe, che firma l'atto, "in memoria di questa somma si riserva una Messa da celebrare nei giorni del Triuo in suffragio di tutti i trapassati della sua famiglia " in perpetuo. L'offerta viene accettata con riconoscenza da parte della commissione con l'impegno di attuare quanto nel documento è richiesto.
La suntuosa "macchina", dotata di un migliaio di candeline, è stata utilizzata fino al 1979 per esporre solennemente il SS. Sacramento e talora, come si rileva da una fotografia del 1950 circa, la statua del S. Cuore.
Quanto si è salvato del grande apparato ligneo a festoni dorati e dipinti è custodito in canonica.
(Tagliani Asya)