L’apparato del Sacro Triduo, inaugurato postumo nel 1828, potrebbe sembrare, nonostante i suoi 9 metri di larghezza e 12 di altezza, di dimensioni ridotte per la grande Basilica Minore di S. Giovanni Battista in Lonato, che funge da parrocchiale. Ciò è dovuto al fatto che l’apparato non rappresenta una quinta architettonica – come accade nella maggioranza delle “macchine” da Triduo – ma è caratterizzato da una forte tridimensionalità e da un’ascensione verso l’alto, come per unire il cielo e la terra. Una particolarità di questa macchina è la totale assenza di contatto laterale con le pareti del presbiterio, la cui profondità, invece, è totalmente occupata da questo apparato ligneo.
Questo apparato venne progettato da don Leonardo Manzati (1758-1826), che precedentemente aveva già progettato il Triduo di Polpenazze. Tuttavia, nel Triduo di Lonato, interpreta una tradizione locale con un modus compositivo e stilistico originale, contribuendo alle sperimentazioni scenografiche del periodo. Questo apparato si caratterizza per un forte monocromatismo, che è tipico del periodo neoclassico: oltre al verde brillante, che richiama le pareti presbiteriali, vi sono solo alcuni accenni dorati presenti nei profili modanati e nei bassorilievi. L’iconografia è molto semplice: dentro dei piccoli ovali sono rappresentate alcune Virtù – tema molto frequente – quali Fortezza, Giustizia, Prudenza, Temperanza, Speranza e Fede (queste ultime due, sono statue); vi sono inoltre alcuni girasoli che rappresentano la devozione a Dio.
Per quanto riguarda la struttura della “macchina” da Triduo, essa è distinta in due livelli:
- Vi è un avancorpo che ricopre l’altare maggiore (1760), arricchito da tre pitture ad olio, e che contiene le prime due rampe di scale opposte e la porta centrale;
- Vi è un settore retrostante caratterizzato dall’imponente scalinata a vista che amplifica l’effetto di profondità prospettica dell’insieme.
Il culmine di questa scalinata è costituito dalla grande raggiera ovale, sovrastata dalla corona imperiale, che si staglia davanti ad un grande drappo rosso calato dalla volta presbiteriale. La raggiera (di diametro di 3 metri) è circondata da figure bidimensionali di angeli e lo sfondo è caratterizzato dalla presenza di nuvole. Tutto ciò doveva suscitare grande stupore quando l’ostensorio veniva appoggiato sul tronetto espositivo.
Il Triduo di Lonato ha, inoltre, una grande particolarità: l’apparato interagisce con il corteo processionale in modo tale da darci un’immagine diversa ad ogni passo che i ministri compiono. Vi sono inoltre vari elementi decorativi tridimensionali (angeli reggituribolo, statue rappresentanti Fede e Speranza, bassorilievi con le Virtù, festoni di fiori e frutti, candelabri, teste di cherubino, pellicano, girasoli), che costituiscono chiari messaggi di devozione e religiosità. Un elemento di raffinata bellezza è il paliotto che copre l’altare, raffigurante un agnello immolato incorniciato di tralci di foglie d’acanto. Vi è anche la scritta “HIC EST FILIUS MEUS”, sopra la quale compare il corteo processionale, dopo aver salito la prima rampa di scale.
(Ronchi Gregorio)